martedì 11 giugno 2013




Più sicurezza o più libertà?
Vogliamo più sicurezza o più libertà? Il dilemma è molto serio e possiamo riformularlo nei termini seguenti: vogliamo essere protetti da uno Stato che ci difenda anche se questo ci costerà la rinuncia a margini significativi di libertà, oppure preferiamo essere del tutto liberi da vincoli, norme, provvedimenti di polizia, forme pervasive di sorveglianza a tutti i livelli, anche se questo dovesse significare la rinuncia a margini consistenti di sicurezza (con tutto quanto ne può conseguire)? Ovviamente tra le due soluzioni estreme (lo Stato totalitario da una parte, un contesto anarchico dall'altra) esiste una vasta gamma di soluzioni intermedie che permettono varie combinazioni di sicurezza e di libertà. E' evidente però che la scelta dipende da noi: dobbiamo essere noi, anzitutto, a decidere cosa vogliamo, ma dobbiamo anche essere ben consapevoli che ogni scelta presenta dei costi e che sicurezza e libertà sono in una relazione di proporzionalità inversa.
L'occasione di questa discussione ci è fornita dallo scandalo esploso negli Stati Uniti in seguito alla scoperta dell'esistenza di un programma segreto e molto esteso di intercettazioni telefoniche finalizzato a prevenire attacchi terroristici, programma che ha messo in difficoltà Obama, esponendolo agli attacchi di quel mondo liberal che, almeno fino a oggi, lo ha sostenuto. La discussione non è affatto nuova per noi italiani, da anni oggetto di intercettazioni telefoniche (peraltro con finalità spesso più limitate e meno nobili) che ormai hanno ridotto in modo assai allarmante la nostra privacy e la nostra libertà. Essa ripropone il rapporto della libertà e della democrazia con le varie "emergenze" che il mondo attuale ci regala continuamente e che legittimano (almeno per qualcuno) la messa in opera di provvedimenti eccezionali, qualche volta definiti provvisori e temporanei, ma poi, come quasi sempre accade da noi, trasformatisi in permanenti: la lotta al terrorismo interno e internazionale, la lotta alle mafie, la lotta all'evasione fiscale, ecc. 
Dicevo che il tema non è nuovo e in effetti ne troviamo ampie tracce anche nel passato remoto e nel pensiero di alcuni grandi classici. Scriveva Thomas Hobbes, per esempio: “Non si deve negare che un sovrano possa avere a volte la disposizione ad agire malvagiamente. Ma supponi di avergli concesso non un potere assoluto, bensì grande abbastanza da difenderti dai torti altrui, come è necessario se vuoi essere sicuro: non si dovranno temere tutte le stesse cose? Chi ha abbastanza potere per proteggere tutti, ne ha anche per opprimere tutti “. Hobbes non è un liberale: ma capisce molto bene quali sono le logiche del potere e del suo esercizio.
11 giugno 2013

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