Il Senato Accademico ha recentemente votato le linee di indirizzo per la
definizione del bilancio di previsione, con un testo che è conforme
sostanzialmente a quello proposto dal Magnifico Rettore, e ora il Consiglio di
Amministrazione sta redigendo il bilancio di previsione secondo quelle linee di
indirizzo.
A nostro parere non sarebbe stato male se – prima della decisione del Senato
Accademico – le linee di indirizzo per la definizione del bilancio di
previsione fossero state sottoposte a una discussione all’interno della
Comunità Accademica: la discussione, che avrebbe permesso di offrire al Senato
Accademico proposte e suggerimenti, non sarebbe stata per nulla lesiva delle
prerogative del Senato. Il fatto che – a norma dello Statuto oggi vigente –
spetti al Senato Accademico in maniera esclusiva “di dare indicazioni al
Consiglio di Amministrazione in merito alle linee di indirizzo per
l’impostazione del bilancio” non implica che la Comunità Accademica
non possa essere chiamata a discutere sulle linee di bilancio prima della
delibera del Senato Accademico.
Del resto, quando entrerà in vigore il nuovo Statuto, sarà obbligatorio
ascoltare la
Comunità Accademica prima di impostare il Bilancio. Infatti,
fra i compiti del Senato Accademico è previsto quello di “formulare al Rettore
proposte, anche sulla base delle esigenze indicate dai Dipartimenti, per la
predisposizione del documento di programmazione triennale ed esprimere il
proprio parere prima che il documento sia sottoposto all’approvazione del
Consiglio di Amministrazione”. E dunque i Dipartimenti – a cui afferiscono e
afferiranno tutti i membri della Comunità Accademica – dovranno essere
consultati prima che il Senato possa formulare le sue proposte al Rettore.
Sarebbe stato dunque un bel segnale se il Rettore e il Senato Accademico –
in carica ormai solo fino alla costituzione dei nuovi organi accademici, che
deve essere avviata rapidamente a norma della legge 240/2010 – avessero avviato
già da quest’anno una discussione preliminare sulle linee di bilancio
all’interno dei Dipartimenti, anticipando una norma del nuovo Statuto che
certamente non è in contrasto con lo Statuto vigente. Non l’hanno fatto, non
hanno colto questa occasione, non si sono resi conto del mutato contesto: ne prendiamo
atto con dispiacere.
Cosa avremmo detto noi in questa discussione preliminare, forse inascoltati?
Se il testo delle “linee di indirizzo” approvato dal Senato fosse stato
presentato per una discussione preliminare nell’Ateneo, avremmo concentrato la
nostra attenzione critica sui punti seguenti, che riteniamo di particolare
importanza.
1.
Avremmo chiesto maggiori spiegazioni sulle motivazioni che inducono a impostare
il bilancio preventivo 2012 prevedendo per Roma Tre un taglio significativo del
proprio FFO dell’ordine di circa 6,4 milioni di euro, nonostante che il Fondo
di Funzionamento Ordinario del 2012 per l’intero sistema Universitario sia
sostanzialmente pari a quello del 2011, sulla base della legge di stabilità
approvata recentemente dal Parlamento e già promulgata dal Capo dello Stato.
L’unica valida motivazione per questa impostazione può essere il timore che la
distribuzione “premiale” di buona parte del FFO possa dar luogo a una forte
riduzione del FFO di Roma Tre rispetto all’anno precedente. E tale motivazione
è esplicitamente formulata negli ultimi periodi del Documento approvato dal
Senato.
Ebbene, noi avremmo preso atto di questa grave (e, purtroppo, fondata)
previsione, anche perché negli indicatori finora usati dal MIUR per la distribuzione
“premiale” di parti significative del FFO Roma Tre non figura proprio ai primi
posti.
Ma simultaneamente avremmo avanzato con forza una proposta volta ad evitare
che non solo nel 2012 ma anche negli successivi il nostro Ateneo sia
penalizzato nella distribuzione “premiale” del FFO:
a) immediata apertura di una discussione all’interno della Comunità Accademica
su come migliorare complessivamente negli indicatori finora usati dal MIUR e su
quelli che si presume saranno usati negli anni futuri, al fine di individuare
scelte innovative di qualità nella ricerca, nella formazione e
nell’organizzazione,
b) sulla base di questa discussione, adozione da parte del il Senato Accademico
e del Consiglio di Amministrazione di provvedimenti adeguati per migliorare
Roma Tre negli indicatori MIUR.
Una simile proposta, per la verità, era stata avanzata su questo sito già a
luglio scorso, ma non ha avuto alcuna risposta concreta. La ribadiamo ora
perché, se Se si prevede che l’Ateneo possa essere penalizzato nel proprio FFO
per ben 6,4 milioni di euro nel solo 2012, e ancor di più negli anni successivi
(nei quali crescerà la parte “premiale” del FFO), è doveroso accoglierla.
Infatti, anche se ormai le linee di indirizzo per il bilancio 2012 sono
state già votate dal Senato, sarebbe bene che il Rettore e il Senato Accademico
promuovessero questa importante discussione collettiva, anche fornendo i dati
(disaggregati per Dipartimenti e Facoltà) relativi a ciascuno degli indicatori
MIUR.
Se ciò non avverrà, visto che i tempi stringono e la competizione tra le
Università sarà sempre più forte, saremo noi ad avviare informalmente una
discussione nella Comunità Accademica per individuare il prima possibile ciò
che può permettere a Roma Tre di migliorare rispetto agli indicatori di qualità
usati dal MIUR.
2.
Per quanto riguarda le varie voci del bilancio, avremmo messo in evidenza
l’inopportunità di prevedere tagli nel budget dei Dipartimenti, nel budget
corrente di Facoltà e nel budget per il Sistema Bibliotecario d’Ateneo, e
quindi avremmo mostrato e motivato la nostra contrarietà alla proposta di
conservare anche per il bilancio di previsione del 2012 la riduzione del 30%
operata nel bilancio 2011 sulla quota di budget riservata complessivamente ai
Dipartimenti e su quella riservata al Sistema Bibliotecario d’Ateneo.
Avremmo fatto osservare che – mantenendo questi tagli – il bilancio
preventivo di ateneo per il 2012 sarebbe stato analogo a quello del 2011 che
non si presenta come quello di un ateneo in cui la ricerca e la formazione
svolgono un ruolo egemone, come mostrano le seguenti osservazioni.
a) Nelle spese correnti del bilancio preventivo 2011, su un totale di
174.668.237,82 € (circa 6 milioni di euro in meno che nel 2010, un totale che
ingloba le spese per gli stipendi), per i dipartimenti vengono complessivamente
assegnati 900.913,91 € e agli altri centri e servizi vengono assegnati
273.000,00 €. La cifra di spese correnti destinata complessivamente ai
Dipartimenti è inferiore a quella prevista per altre voci di bilancio, su
alcune delle quali qualche riflessione deve essere fatta: le spese telefoniche
(1.000.000 €, senza alcuna variazione rispetto al 2010), le spese per
l’informatizzazione dell’ateneo (1.122.401 €, in aumento rispetto al 2010!), le
quote per “prestazioni a pagamento” (1.179.174,34 €, anch’esse in aumento
rispetto al 2010), il “fondo per progetti di sviluppo” (ben 2.100.475.80 €, e
in aumento rispetto al 2010), le spese complessive per il funzionamento degli
organi universitari (1.207.718,22 €, in leggerissima diminuzione rispetto al
2010, e con ben 752.700,00 € destinate a compensi ed indennità escluse quelle
per il collegio dei revisori dei conti e per il nucleo di valutazione che
ammontano ciascuna a 70.000 € circa). Fa inoltre impressione che a fronte di
1.345.692,59 € destinati alle “spese di funzionamento – budget corrente di
Facoltà” (quindi ai corsi di laurea e ai corsi di laurea magistrale) siano
previsti ben 1.400.000 € destinati alle “spese di funzionamento – master”.
b) Nelle spese in conto capitale del bilancio preventivo del 2011, su un totale
di 25.778.998,41 € (circa 1,5 milioni di euro meno del 2010), ai budget di
dipartimento sono riservati complessivamente solo 2.702.758,85 € e al Sistema
Bibliotecario d’Ateneo solo 1.401.171,11 €. Invece, si destinano ben
6.128.778,72 € per “acquisto e ricostruzioni, ripristini e trasformazioni
immobili” (con solo il 10% di riduzione rispetto al 2010), 1.050.000,00 € per
“impianti ed attrezzature informatiche” (ridotte di circa il 30% rispetto al 2010),
e 800.000 € per acquisto mobili e macchine (rispetto a 200.000 € del 2010), e
sono scomparsi sia il fondo di rotazione per progetti comunitari che quello per
il “sostegno del cofinanziamento dei progetti di 8 ricerca” per un totale di
circa 480.000 €.
Avremmo avanzato una proposta costruttiva: ricavare in altro modo la stessa
cifra che nel 2011 è stata ottenuta con il taglio del 30% sui budget dei
Dipartimenti e su quello del Sistema Bibliotecario di Ateneo, ad esempio
operando tagli su alcune delle altre voci sopra richiamate. E ci meraviglia che
una simile proposta non sia stata avanzata, e con successo, nel Senato nel
quale siedono tanti Direttori di Dipartimento e anche il Coordinatore del
Collegio dei Direttori di Dipartimento.
Ormai questa proposta non può più essere seguita nella redazione del
bilancio 2012, dovendo il Consiglio di Amministrazione redigere il bilancio
secondo le linee indicate dal Senato. Ma questa proposta la avanzeremo
sicuramente di nuovo, in tempo per il bilancio 2013, e la presenteremo in ogni
occasione di discussione in Ateneo sulle modalità concrete per il sostegno alla
ricerca e alla formazione.
3.
Avremmo criticato la proposta (presente a pagina 5 nel documento approvato dal
Senato) di “introdurre, analogamente a quanto già previsto negli ordinamenti di
molti Atenei, una quota percentuale a favore del bilancio centrale dell’Ateneo
applicabile su tutti i progetti di ricerca attivi in Ateneo provenienti da
fondi PRIN e FIRB, dai fondi europei, da altri fondi di ricerca nazionali e
internazionali e dal conto terzi. Tale misura risulta indispensabile, al fine
di garantire al bilancio centrale di Ateneo un equo ristoro per la sua
partecipazione, in termini di servizi comuni messi a disposizione delle
strutture, allo svolgimento ed alla buona riuscita dei progetti”.
La nostra critica si sarebbe articolata nel modo seguente.
a) È irrealistico operare un prelievo percentuale sui progetti ora “attivi in
Ateneo”, poiché quando tale prelievo non era previsto (e difatti non era previsto)
al momento della presentazione del progetto e della definizione del suo piano
finanziario (spesso in collaborazione con altri enti italiani e esteri) si
verrebbero a creare problemi gravi nella prosecuzione dei progetti di ricerca.
b) Un prelievo potrebbe essere applicato da un’Università, sui progetti
“futuri” :
a. quando l’Ateneo ha una fama per la quale è giusto far pagare in qualche modo
il valore aggiunto che i progetti ricevono dal prestigio dell’Ateneo nel mondo
scientifico internazionale, e purtroppo non è il caso di Roma Tre come non è il
caso di tante università italiane e non solo italiane;
b. oppure in cambio di servizi “aggiuntivi” (rispetto a quelli istituzionali e
dovuti) e “facoltativi”, realmente offerti dall’Ateneo (in termini di progettazione
e di gestione dei progetti) e solo per i progetti che effettivamente
usufruiscono di tali servizi, ma allora bisogna prima definire tali servizi e
le modalità della loro offerta.
Inoltre, l’entità di tale prelievo dovrebbe essere abbastanza ridotta al fine
di permettere che anche i Dipartimenti possano effettuare un proprio prelievo,
in rapporto a servizi “aggiuntivi” e “facoltativi” da essi offerti per la
preparazione e la gestione dei progetti.
c) In ogni caso, non è questo il momento di introdurre simili prelievi, quando
il numero dei progetti di ricerca presentati dal personale docente e
ricercatore di Roma Tre è ancora basso. In questo momento, bisognerebbe
introdurre misure “premiali” per incentivare la presentazione di progetti di
ricerca, piuttosto che introdurre misure che potrebbero “disincentivare” la
presentazione di progetti di ricerca presso la nostra Università
Noi avremmo messo in evidenza come – attraverso misure volte a favorire la
presentazione di progetti di ricerca (senza prevedere prelievi) – potrebbe
essere innalzato sensibilmente il numero dei progetti “approvati” e quindi
potrebbe crescere il rating del nostro Ateneo, determinando vantaggi economici
in sede di distribuzione delle risorse superiori a quelli ricavabili dai
prelievi sui fondi di ricerca; e avremmo cercato di mostrare come – con una
politica di sostegno ai progetti di ricerca, senza prelievi – sarebbe stata
favorita la presenza di Roma Tre come capofila nei progetti di ricerca
interuniversitari nazionali e internazionali, con un ulteriore aumento del suo
rating.
Ora, dopo la decisione del Senato Accademico, ci domandiamo con molta
preoccupazione quali conseguenze negative si avranno sul funzionamento dei
progetti in atto presso l’Ateneo e finanziati da enti esterni, quando il
Consiglio di Amministrazione dovrà introdurre questo prelievo come gli ha
chiesto il Senato Accademico. Le Università che hanno introdotto questo
prelievo sui progetti già in corso sono quelle in cui chi le dirige ha
dimenticato cosa vuol dire pensare, scrivere e gestire un progetto di ricerca,
per il quale si ottiene faticosamente un finanziamento. Ci domandiamo con
preoccupazione quale effetto negativo potrà aversi sulla presentazione di
progetti di ricerca presso il nostro Ateneo, dalla introduzione di questo
prelievo sui progetti futuri.
4.
Avremmo chiesto di precisare meglio il senso di ciò che è scritto là dove si
dice: “l’anno 2012 segna l’avvio della politica di riequilibrio dei punti
organici all’interno delle singole facoltà sulla base delle cessazioni
effettivamente verificatesi e delle assunzioni già effettuate”.
Avremmo proposto che sin dall’inizio dell’anno 2012 venisse quantificata
l’entità del budget consolidato di ciascuna facoltà a conclusione della manovra
del 2008 (un’entità facilmente calcolabile, come abbiamo scritto qualche mese
fa su questo sito), in modo da permettere a ciascuna Facoltà di poter
distribuire tale budget per la programmazione pluriennale da parte dei
Dipartimenti che dovranno presiedere allo sviluppo della ricerca e della
didattica con il passaggio al nuovo Statuto, e quindi probabilmente con
l’inizio dell’anno accademico 2012-2013.
E avremmo anche avanzato la proposta che – nella definizione dei nuovi
dipartimenti che dovrà avvenire in tempi molto rapidi – si possa e si debba
tener conto anche dei posti di ruolo e di ricercatore a tempo determinato che
potranno essere programmati con le risorse di ciascun budget di Facoltà –
trasferite ai nuovi dipartimenti – anche se per le attuali normative sulle assunzioni
tali posti non potranno essere ricoperti nel 2012 o negli anni immediatamente
seguenti. .
Speriamo che, nonostante la vaghezza della formulazione del documento del
Senato su questo punto, davvero l’anno 2012 segni il ritorno al budget
consolidato di ciascuna Facoltà e il passaggio al budget consolidato dei nuovi
Dipartimenti. Infatti, anche sulla base dell’esperienza internazionale, i
Dipartimenti potranno rispondere alle sfide della competizione scientifica e
formativa solo se potranno programmare a medio tempo posti di professore e di
ricercatore (sia pure a tempo determinato).
Post originariamente pubblicato su Roma3 Discute il giorno 5 dicembre 2011
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