domenica 1 aprile 2012

Insegnare lo studio scientifico dei fenomeni politici

Si afferma - e io lo sottoscrivo - che la  politica non si addice all'aula di lezione. Non vi si addice da parte degli studenti (...). Ma la politica non si addice neppure da parte del docente: non si addice proprio quando questi si occupa di politica dal punto di vista scientifico, e allora meno che mai. Infatti la presa di posizione politica pratica  e l'analisi scientifica di formazioni politiche e di partiti sono due cose differenti. Quando uno parla della democrazia in una riunione popolare, non fa alcun mistero della prorpia presa di posizione personale: anzi, prendere partito in modo chiaramente riconoscibile è il suo dannato dovere, ciò a cui è tenuto. Le parole di cui si serve non sono allora strumenti di analisi scientifica, bensì strumenti di competizione politica nei confronti della presa di posizione altrui. Esse non sono un vomere per dissodare il terreno del pensiero contemplativo, bensì spade contro gli avversari, mezzi di lotta. Ma in una lezione o in un'aula sarebbe sacrilegio usare la parola in questa maniera. Se vi si parlerà di "democrazia", per esempio, se ne presenteranno le diverse forme, si analizzerà il modo in cui esse funzionano, si stabilirà quali conseguenze particolari l'una o l'altra hanno sulle condizioni di vita, e poi si contrapporranno a esse le forme non democratiche di ordinamento politico cercando di giungere fin dove l'ascoltatore sia in grado di trovare il punto dal quale poter prendere posizione in merito in base ai suoi ideali ultimi. Ma l'insegnante genuino si guarderà bene dall'imporgli, dall'alto della cattedra, una qualsiasi presa di posizione (...).
MAX WEBER, La scienza come professione, (Lezione tenuta all'Università di Monaco nel 1917).

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