mercoledì 22 aprile 2015





Un ricordo

Una settimana fa è morta mia suocera, Maria Luisa Ulivi, vedova di Gaddo Conti. Avrebbe compiuto 91 anni il prossimo 5 novembre. Con la morte del padre nel bombardamento di Poggibonsi del 1943, si rimbocca le maniche, abbandona ogni velleità universitaria (avrebbe voluto iscriversi ad Architettura) e si mette a lavorare. Entra all’Ufficio Imposte Dirette di Firenze, dove rimarrà per oltre 30 anni, fino alla pensione. Colleghi e utenti dell’Ufficio l’hanno sempre ricordata per la disponibilità, la correttezza, la gentilezza e soprattutto per il sorriso che non mancava mai di elargire a tutti. Una volta in pensione, ha continuato a lavorare in vari studi privati, ma soprattutto ha continuato a dedicarsi agli altri ed è stata un sostegno attivo per tutti: per la figlia, i nipoti, il genero, oltre che, naturalmente, per il marito, che ha accudito con dedizione esemplare fino alla fine (2006). Finché ha potuto, ha svolto opera di volontariato in ospedali fiorentini. Nel 2009 si trasferisce a Roma. Si dirà: una vita come tante, nulla di eccezionale. Vero, verissimo. Ma a volte l’eccezionalità non sta nelle azioni e nelle opere eclatanti, bensì in una vita “normale”, onesta, caratterizzata dal senso del dovere e da grande altruismo, senza tante rivendicazioni e senza tanti vittimismi. Quello che fanno tante donne “normali”, vere e proprie colonne portanti di una struttura fondamentale della società come la famiglia. Mi piace ricordarla così.

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