Un
ricordo
Una settimana fa è morta mia
suocera, Maria Luisa Ulivi, vedova di Gaddo Conti. Avrebbe compiuto 91 anni il
prossimo 5 novembre. Con la morte del padre nel bombardamento di Poggibonsi del
1943, si rimbocca le maniche, abbandona ogni velleità universitaria (avrebbe
voluto iscriversi ad Architettura) e si mette a lavorare. Entra all’Ufficio
Imposte Dirette di Firenze, dove rimarrà per oltre 30 anni, fino alla pensione.
Colleghi e utenti dell’Ufficio l’hanno sempre ricordata per la disponibilità,
la correttezza, la gentilezza e soprattutto per il sorriso che non mancava mai
di elargire a tutti. Una volta in pensione, ha continuato a lavorare in vari
studi privati, ma soprattutto ha continuato a dedicarsi agli altri ed è stata
un sostegno attivo per tutti: per la figlia, i nipoti, il genero, oltre che,
naturalmente, per il marito, che ha accudito con dedizione esemplare fino alla
fine (2006). Finché ha potuto, ha svolto opera di volontariato in ospedali
fiorentini. Nel 2009 si trasferisce a Roma. Si dirà: una vita come tante, nulla
di eccezionale. Vero, verissimo. Ma a volte l’eccezionalità non sta nelle
azioni e nelle opere eclatanti, bensì in una vita “normale”, onesta,
caratterizzata dal senso del dovere e da grande altruismo, senza tante
rivendicazioni e senza tanti vittimismi. Quello che fanno tante donne
“normali”, vere e proprie colonne portanti di una struttura fondamentale della
società come la famiglia. Mi piace ricordarla così.
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