UNA LEGGE CHE STABILISCE LA VERITA' STORICA
In Francia esiste una legge che punisce chi nega il
genocidio degli armeni; in Turchia esiste, invece, una legge che punisce chi
menziona il genocidio degli armeni. Leggi sulla memoria o norme
antinegazioniste ci sono in molti altri paesi, fra i quali Israele, Spagna,
Portogallo, Austria, Belgio, Germania e molti altri. Adesso, in Italia si sta
discutendo in Parlamento un disegno di legge (già approvato in sede redigente
nella Commissione Giustizia del Senato)
che vuole punire con il carcere fino a tre anni chi si rende colpevole
del reato di negazionismo, con il quale ci si riferisce non solo alla negazione
di tutti i genocidi, ma anche a tutti i crimini di guerra e ai crimini contro
l'umanità. Naturalmente è difficile nascondere il senso di orrore di fronte a
questi eventi che hanno sconvolto l'umanità; impossibile frenare l'indignazione
e la commozione di fronte ai film e alle testimonianze che documentano le tante
e terribili storie dell'olocausto. Sorgono, però, alcune domande e una
considerazione. Le domande sono le seguenti: siamo sicuri che sia questo il
modo migliore per riflettere sulla nostra storia e sul nostro passato? Siamo
sicuri che la storia possa essere affrontata stabilendo per legge la verità
storica e non attraverso la ricerca e l'approfondimento della conoscenza? La
considerazione riguarda poi il nostro futuro: se passa il principio che la Verità (con la V maiuscola) possa essere
stabilita per legge, si spiana la strada al totalitarismo, a un potere che ci
dice cosa dobbiamo dire e non dire, credere e non credere. Certo, se il fine è
quello di difendere la memoria delle vittime dei totalitarismi è paradossale
che lo si faccia con gli strumenti propri del totalitarismo. Comunque qualcosa
sta davvero cambiando: fino ad oggi chi negava questi fatti era considerato un
pazzo oppure affetto da qualche grave patologia ideologica. Adesso diventerà un
criminale da mandare in un carcere (sovraffollato).
Personalmente credo che il reato di negazionismo non sia una bella cosa ma sia, ahinoi, necessario. Non ci dobbiamo dimenticare che solitamente chi nega ciò che è stato vuole farlo accadere di nuovo (penso ad Ahmadinejad ma non solo), e c'è chi è in malafede che sa ma nega (penso a Priebke che poteva limitarsi a dire di aver eseguito degli ordini, ma ha voluto negare la barbarie). Il carcere non è il modo più giusto di risolvere questo problema, ma il negazionismo (almeno quello con fini di propaganda ideologica) va represso, eventualmente con misure alternative.
RispondiEliminaGrazie per la risposta, ma non mi ha convinto. Condannare un solo negazionismo finisce per essere riduttivo. Ma allora che facciamo? Mettiamo sotto processo anche chi nega l'esistenza del Gulag sovietico, della strage degli armeni, dell'inquisizione, del terrorismo islamico e via discorrendo? Lo sa qual è il problema? Che quando si mettono all'indice le idee (anche quelle più orribili e devastanti) si sa quando si comincia, ma non quando si finisce. E' la sanzione delle idee che non può nenache cominciare. Abbiamo chiuso i manicomi (molti anni fa) e adesso mettiamo sotto processo chi esprime certe idee? I valori democratici e liberali si difendono con ben altri modi.
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