Quattro nuovi senatori
a vita
La nomina a senatore a vita di Claudio Abbado, Elena
Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia è stato il giusto riconoscimento a figure
che hanno fatto brillare nel mondo la cultura e la ricerca scientifica
italiane. Al di là del merito delle
scelte (perché loro e non altri, discussione che non trovo appassionante), il
messaggio che Napolitano ha voluto trasmettere a tutta la politica sembrerebbe
evidente: si ponga fine, una volta per tutte, allo stillicidio di provvedimenti
che da molti anni (e da molti governi) a questa parte penalizzano la ricerca
scientifica, la cultura, il mondo della scuola e dell'università. Investire
nella ricerca significa investire nel futuro e nello sviluppo; togliere risorse
alla ricerca significa imboccare la scorciatoia per il sottosviluppo. La frase
(attribuita a De Gasperi) secondo la quale “i politici pensano alle prossime
elezioni, gli statisti alle prossime generazioni” calza a pennello in questo
caso: evidentemente solo gli statisti (quelli veri) si rendono conto dell'importanza di
investire nella ricerca.
Detto questo, però, è istruttivo anche vedere le ragioni che
indussero personalità come Arturo Toscanini e Indro Montanelli a rifiutare la
nomina a senatore a vita. Il primo scrisse a Einaudi: “Schivo da ogni
accaparramento di onorificenze, titoli accademici e decorazioni, desidererei
finire la mia esistenza nella stessa semplicità in cui l’ho sempre percorsa”.
Il secondo spiegò così il suo rifiuto: “Non è stato un gesto di esibizionismo, ma un modo per dire quello che
penso: il giornalista deve tenere il potere a una certa distanza”. Non male.
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