giovedì 19 settembre 2013




 
Quattro nuovi senatori a vita

La nomina a senatore a vita di Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia è stato il giusto riconoscimento a figure che hanno fatto brillare nel mondo la cultura e la ricerca scientifica italiane. Al di là del merito delle scelte (perché loro e non altri, discussione che non trovo appassionante), il messaggio che Napolitano ha voluto trasmettere a tutta la politica sembrerebbe evidente: si ponga fine, una volta per tutte, allo stillicidio di provvedimenti che da molti anni (e da molti governi) a questa parte penalizzano la ricerca scientifica, la cultura, il mondo della scuola e dell'università. Investire nella ricerca significa investire nel futuro e nello sviluppo; togliere risorse alla ricerca significa imboccare la scorciatoia per il sottosviluppo. La frase (attribuita a De Gasperi) secondo la quale “i politici pensano alle prossime elezioni, gli statisti alle prossime generazioni” calza a pennello in questo caso: evidentemente solo gli statisti (quelli veri) si rendono conto dell'importanza di investire nella ricerca.
Detto questo, però, è istruttivo anche vedere le ragioni che indussero personalità come Arturo Toscanini e Indro Montanelli a rifiutare la nomina a senatore a vita. Il primo scrisse a Einaudi: “Schivo da ogni accaparramento di onorificenze, titoli accademici e decorazioni, desidererei finire la mia esistenza nella stessa semplicità in cui l’ho sempre percorsa”. Il secondo spiegò così il suo rifiuto: “Non è stato un gesto di esibizionismo, ma un modo per dire quello che penso: il giornalista deve tenere il potere a una certa distanza”. Non male.

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