giovedì 11 aprile 2013

Il metodo democratico


Care colleghe e cari colleghi del personale docente e del personale TAB, cari studenti,

la lettera di sostegno alla candidatura del professor Mario Panizza, da parte dei professori Paolo Atzeni, Paolo Benvenuti, Lidia D’Alessio, Paolo D’Angelo, Gaetano Domenici, Fabrizio De Filippis, Mario De Nonno, Giuseppe Grilli, si presta ad alcune considerazioni e suscita qualche interrogativo.
Anzitutto, i colleghi in questione non sono solo tali, ma rivestono tutti la carica di Direttore di Dipartimento, sia gli otto sostenitori che il sostenuto. L’impressione che se ne trae, dunque, è quella di una manifestazione muscolare di consenso, un’esibizione di forza da parte della quasi totalità dei vertici istituzionali della struttura organizzativa decentrata del nostro Ateneo. Diversi di essi sono anche membri del Senato accademico. Verrebbe da chiedersi, a questo punto, se il passaggio elettorale sia davvero necessario e quale reale funzione possa svolgere la campagna elettorale.
Nel caso in cui tuttavia, per un’irriducibile affezione al metodo democratico, si volesse optare in favore della necessità della competizione elettorale, ci si dovrebbe chiedere se il ruolo istituzionale dei firmatari non avrebbe dovuto ispirare un maggiore aplomb e una maggiore prudenza. Come prenderemmo una lettera di appoggio ad una candidatura a Presidente della Repubblica firmata da buona parte dei Presidenti di Regione, i cui delegati partecipano all’elezione presidenziale integrando il Parlamento in seduta comune? Nella migliore delle ipotesi come una mossa del tutto inopportuna e non in linea con il ruolo istituzionale dei soggetti in questione.
Peraltro, la lettera-endorsement  un piccolo effetto l’ha già prodotto. L’immediata lettera del Decano ai Direttori di Dipartimento, affinché assicurino «ai candidati alla carica di Rettore, in ogni singola sede, la disponibilità di spazi e luoghi idonei per svolgere attività di propaganda elettorale, garantendo la necessaria par condicio a tutti i candidati», sembra proprio dettata dal bisogno di sgombrare il campo da ogni possibile sospetto di coinvolgimento partigiano nella campagna elettorale. L’obiettivo sembra chiaro: evitare che i candidati Rettore diversi da quello sponsorizzato nella lettera si sentano, nei singoli Dipartimenti dei Direttori sponsor, degli ospiti, magari neanche tanto graditi.
Colpisce, poi, che nella lettera di patronage si esprimano giudizi comparativi così netti: il candidato Rettore sostenuto rappresenterebbe addirittura “la vera novità della campagna elettorale”. Ma su quale base si formula un tale giudizio, in totale assenza finora di un libero confronto fra i candidati sui programmi? Siamo davvero sicuri che simili prese di posizione possano incoraggiare quel clima di serenità del confronto elettorale, dei candidati e dell’elettorato che da tempo auspico e che mi sforzo di alimentare e tenere vivo?
Ma, al di là di tutto, la vera questione cruciale è il perché di questo appello. Si tratta di capire, non già perché così tanti esponenti di vertice dell’organigramma del nostro Ateneo abbiano una preferenza per uno dei candidati Rettore, ma perché il bisogno di una dichiarazione pubblica, ufficiale e collettiva? Testimonianza di forza o manifestazione di debolezza? Libera espressione della propria opinione o volontà di condizionare l’elettorato con un appoggio massiccio che tende a prefigurare un esito?  Per fortuna, decideranno gli elettori, sempre che si consideri legittimo votare.

Un saluto cordiale,

Pietro Grilli di Cortona

1 commento:

  1. Una bella lezione di scienza politica contenuta in un messaggio che valorizza la natura competitiva del metodo democratico.
    Per chi è in grado di distinguere la passione per il gioco dall'ossessione per la vittoria è un messaggio molto positivo...

    Marco

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